Pittore, poeta, ingengere, professore, Domenico Failla è nato a Squillace in Calabria (CZ) il 28/11/1932 ma vive e lavora a Napoli. Ha alimentato il suo amore per la pittura sin dall'infanzia, quando frequentava le scuole elementari; tale dedizione spinse il padre a regalargli per Natale una confezione di colori, cosa che per quei tempi era fuori dall'ordinario. L'interesse per la pittura condizionò positivamente il suo corso di studi; alle scuole medie si distinse nel disegno ornato ed al liceo scientifico primeggiò con il disegno ornato-architettonico. Durante gli studi alla facoltà di ingegneria riuscì con maestria a conciliare gli impegni universitari con la tavolozza ed a studiare sia i maestri del passato che quelli contemporanei, dedicandosi con particolare attenzione alle opere di Cezanne, Renoir, Van Gogh e Guttuso, dai quali fu profondamente influenzato. La sua pittura è spontanea e di getto; spesso si esprime con tanto poco colore da lasciare intravedere la trama fine della tela. Qualsiasi soggetto trattato dal Failla diventa un pretesto per manovrare i colori destando emozioni e sensazioni a volte fantastiche. Nelle sue opere si nota un continuo tentativo di esprimere il proprio io con una evidente propensione al perfezionismo. I toni forti con cui sovente narra le proprie sensazioni sono il retaggio della sua terra natale; le morbidezze con cui li stempera sono frutto dell'influsso del carattere partenopeo di cui si è nutrito nella sua lunga permanenza a Napoli. Ha riscosso, fin dagli anni '70, larghi consensi sia da parte di critici affermati che da acquirenti nazionali ed esteri: alcune sue opere in quegli anni furono acquistate in America da privati.
Dalla Rassegna Stampa dal Giornale di Napoli del 26/06/1997:
Domenico Failla è capostipite di un nuovo filone artistico definito "pittura in movimento".In qualsiasi soggetto trasmette un intenso pathos suscitando con le sue opere profonde emozioni.
La Repubblica del 31/12/1997
"IL movimento è la chiave di lettura per accedere all'interno delle sue opere".
La Nazione di Firenze del 10/03/1998
Definisce lui e la sua arte"Failla ed i colori del mondo"
Tonino Massimo Perrot dice di lui:
Un'emotiva padronanza ed intesa e forte personalità artistica traspaiono dalle Opere di Domenico Failla il quale riesce ad esprimere la complessa produzione del suo pensiero che una spontaneità inusuale. E' un'arte senza acculturati orpelli che nel guardare il mondo riesce a fondere immaginazione e realtà con una possente carica istintiva. I colori diventano umori che tra luce e spazio appaiono visuali e mentali e rendono fortemente le sensazioni interiori. Gli azzurri di Domenico Failla rappresentano una vera scoperta, si articolano e di insinuano tra suggestioni di incanto, di moto e di favola, stimolando gli altri colori che non si esauriscono nella tela. Diventano respiri coordinati che negli impasti e nelle velature si potenziano e si armonizzano con i rossi, i gialli, i violetti, gli indaci.I primi piani, le figure centrali, si assimilano ai paesaggi ruotando con gli stessi in esplosioni violente di luci, rappresentando un'istintiva purezza non edificata.Le intuizioni così espresse spesso riescono a far rilevare il costante mutarsi delle melodie delle luci e dei colori che, in maniera forte trasfigurano il reale in sogno e lo stesso in realtà, in un continuum inesauribile.E' figlio del suo tempo: condensa energie, coazioni, sogni e speranze in un'espressione di colori tra il reale e l'impressione, dando al tutto una vitalità che fora gli occhi ed entra direttamente nella mente.Nel dipinto "Energia" esprime e condensa quanto finora detto e va oltre, significa e plasma l'intero spettro dei colori in un'immagine complessiva sempre attuale ed armonica, testimoniando l'essere nel presente, nel passato e nel futuro in rapporto alla forza della natura che contiene saggezza e paura, consapevolezza e speranza, luci ed ombre, nel perenne gioco di colori, di sintesi finale del Bianco e del Nero. Sono lieto di testimoniare la pittura di Domenico Failla: sostenere l'atre, l'espressione del pensiero in un periodo difficile e buio particolarmente per il nostro Mezzogiorno, produce certamente ragioni di speranza e stimola il bello e l'armonico.
Ermanno Corsi ha scritto:
Nessuna forma d'arte è neutrale. Tanto meno può esserlo la pittura che consente, a chi ne porta dentro la vocazione, di esprimersi con gli strumentidella immediatezza. Questi strumenti, che si traducono in un messaggio di grande presa, vengono usati da Domenico Failla con misurato e calcolato equilibrio.Nei suoi lavoric'è il senso della dimensione. L'artista non prende mai la mano a se stesso, non perde l'auto controllo consapevoleche le dimensioni non possono essere forzatesenza creare sconcerto e disorientamento.Se l'arte non è mai neutrale, meglio rendere il messaggio quanto più esplicito è possibile. Failla non si nasconde, ma si rivela conntinuamente. Il suo messaggio è tutto nelle forme e nei coloriche vengono usati. Messi uno dietro l'altro, i suoi quadri formano tanti fotogrammi: una sequenza che si vede, si legge e si interpreta come un testo scritto. Si può partire dalla doppia metafora dei cavalloni, tanto per fare un esempio. Si passa attraverso una burrasca che suscita inquietudine, si incontra un soggetto sociale spreggevole come l'usuraio. Dei cavalloni colpiscce lo sguardo, tra interrogativo e sfumato. Nell'usuraio lo sguardo è sottile e tagliente come la lama di un coltello. Ma la nostra esistenza è intessuta anche di energia positiva e di affetti e Failla li attraversa non solo con la sua suggestiva immaginazione.La serenità dei campi, i teneri paesaggi e la magia dei fiori aprono una prospettiva nuova. E' come se un orizzonte fino allora negato, si dischiudesse all'improvviso. Il ritorno all'alba diventa, così, la metafora rasserenante e conclusiva di un discorso. I pescatori che vivono il nuovo giorno in mezzo al mare, un mare questa volta tornato disteso, hanno in sè una forte carica di sintesi e di simbologia.Quando centra l'obiettivo e la resa artistica è quella conseguita da Domenico Failla, la pittura va ben oltre la soggettività. Conserva i tratti di una autobiografia fatta di immagini e sapori, ma diventa anche oggettiva storiografia esistenziale. Tanti possono ritrovarsi in essa o sentirsene pienamente rappresentati. Domenico Failla non lavora soltanto per sè. L'artista vale allora per come si rappresenta, ma soprattutto per come ognuno può ritrovarsi in lui. Le sue forme, le sue geometrie ei suoi colori escono così dal circuito chiuso e scuotono positivamente la nostra sensibilità.
La mia Calabria - di D.Failla
Trebbia il grano nel campo assolato,
i canti, i colori di tutti i coloni,
sovrastano i rumori le fascine e i covoni.
Brucia il sole, le guance arrossate,
le mani increspate veloci adeguate,
lo sguardo fissato sulle spighe scomparse,
i chicchi sgruscianti, le paglie sull’aia sparse.
I bimbi, le mamme, senza respiro
giocan, lavoran, gridano in giro,
per l’aia, gli alberi da tronco all’altro,
si chiamano, gioiscono e nessuno è scaltro.
E’ sole, è mare è sogno nel sonno,
quando fanciullo con nonna e nonno,
la vita campestre tra frutta e raccolti
da mane a sera nei campi e nei boschi folti.
E’ sogno di un tempo vero accaduto,
in bocca il sapore dell’aria pulita,
negli occhi la vista discesa e salita,
mi desto amaro e caduco saluto.
Nessun commento:
Posta un commento